gg

 

     

Profilo nutrizionale, apparato digerente ed emicrania

 

Attenti  a quei cibi

 

di Vincenzo Pizza (*)

 

 

Il complesso fenomeno della predisposizione all’emicrania da parte di alcuni individui rimane a tutt’oggi in gran parte oscuro. E’ certo, tuttavia, che esistono numerosi fattori in grado di scatenare la malattia o peggiorarne il decorso e che la loro riduzione o rimozione può determinare un miglioramento o addirittura la scomparsa degli attacchi. Questi “nemici nascosti” alloggiano spesso nelle più comuni abitudini di vita. Tra i fattori scatenanti vale la pena sottolineare l’importanza di quelli alimentari per la loro frequenza ed elevata diffusione. Quasi tutti gli emicranici sanno ormai che bere vino rosso, mangiare formaggi o consumare cioccolato può scatenare attacchi di emicrania e che una corretta alimentazione o l’osservazione delle proprie abitudini alimentari è spesso una condizione importante per l’impostazione di qualunque strategia profilattica. Il rapporto tra emicrania e alimentazione non si limita solo ai cibi ma comprende anche alcune abitudini alimentari e alcune patologie digestive. L’emicrania, infatti, si accompagna a disturbi gastrointestinali e disordini del comportamento alimentare, quali inappetenza, ipo-anoressia, nausea e vomito. E’ descritta inoltre una relazione molto stretta tra sindrome dell’intestino irritabile ed emicrania e alcuni mediatori comuni sono implicati nella genesi del mal di testa e dei sintomi gastrointestinali di accompagnamento. Alcuni studi, infine,  hanno evidenziato bassi livelli di gastrina negli emicranici o una eccessiva produzione, da parte della flora batterica intestinale, di amine, quali tirosina, putrescina, cadaverina, istamina, che assorbite in situ potrebbero interferire con i neurotrasmettitori. In altre esperienze si è ottenuto un miglioramento dell’emicrania dopo l’eradicazione dell’helicobacter pylori ipotizzando un suo ruolo nella genesi della malattia.

 Partendo da queste considerazioni il nostro gruppo di studio ha effettuato in un campione di soggetti emicranici una rigorosa valutazione del profilo nutrizionale al fine di identificare e quantificare attraverso l’ausilio di un sistema informativo computerizzato eventuali: 1) alterazioni del comportamento alimentare; 2) disturbi gastro-intestinali; 3) presenza di spie cliniche di deficit di nutrienti (soprattutto vitamine e minerali).

La compilazione della scheda clinica nel corso della prima visita  e il successivo controllo  hanno subito evidenziato che i disturbi a carico dello stomaco e dell’intestino sono spesso sottovalutati dai pazienti. Infatti nessuno di loro durante il colloquio riferiva precedenti anamnestici prossimi o remoti a carico dell’apparato digerente mentre molti di essi riferivano sintomi importanti quando interrogati sulle singole voci. I sintomi a carico dell’apparato digerente e le spie cliniche individuate delle varie carenze sono riportate in dettaglio nelle tab. 1, 2, 3.

 

 

 

Tab. 3- Sintomi riscontrati a carico dell'app. digerente

Sintomo

n.

%

Nausea

50

62,5

Gastralgia

50

62,5

Stipsi

49

61,25

Pirosi

47

58,75

Digestione lenta

47

58,75

Meteorismo

42

52,5

Vomito

38

47,5

Feci maleodoranti

38

47,5

Coliche addominali

33

41,25

Risalita del cibo nell’esofago

32

40

Diarrea

14

17,5

Tab.4 - Spie cliniche di carenza di vit. A riscontrate

Sintomo

n.

%

Fotofobia

57

71,25

Nictalopia

39

48,75

Infiammazione del cavo orale

29

36,25

Tab. 5 – Sintomi da carenza di vit. B12 riscontrati

Sintomo

n.

%

Dolori articolari

45

56,25

Dolori muscolari

41

51,25

Estremita inferiori fredde

39

48,75

Parestesie agli arti superiori

35

43,75

Parestesie agli arti inferiori

33

41,25

Estremita superiori fredde

30

37,5

Sensazione costante di freddo

23

28,75

Sensazione costante di caldo

15

18,75

Arrossamento delle estremita superiori

11

13,75

Colorito cianotico delle estremita superiori

8

10

 

 

Dall’anamnesi alimentare dei pazienti è emersa una prevalenza di abitudini alimentari errate. Infatti una corretta alimentazione deve tenere conto di almeno quattro importanti fattori:

1) il consumo di cibo secondo il criterio proporzionale;

2) il consumo di alimenti secondo un corretto rapporto tra cibi principali e cibi secondari;

3) il consumo di alimenti secondo un corretto rapporto tra cibi ipertonici e cibi ipotonici;

4) la presenza nei cibi di particolari sostanze ad azione utile o dannosa.

Per quanto riguarda il criterio proporzionale si è potuto constatare che oltre l’80% seguiva una alimentazione non bilanciata facendo un uso eccessivo di proteine animali e grassi (latte, latticini, carne, insaccati, ecc.), di carboidrati semplici a discapito soprattutto dei carboidrati complessi (riso e pasta), delle proteine vegetali (legumi) e delle vitamine e sali minerali (verdure e frutta).

Dall’analisi è emerso anche che vi era una netta sproporzione tra assunzione di cibi principali, costituiti soprattutto da cereali e legumi (carboidrati complessi e proteine vegetali), e cibi secondari costituiti soprattutto da carne, latte e derivati (lipidi saturi e proteine animali).

Interessante è stato anche constatare che molti ingerivano una scarsa quantità di acqua nelle 24 ore, in alcuni casi senza sete. La mancanza dello stimolo della sete nel campione studiato era, infatti, del 37,5% con una assunzione media di acqua pari a 768,4 ml/24 ore. Se a questo si aggiunge l’eccessivo consumo di cibi ipertonici  appare evidente che vi è una tendenza alla disidratazione ipertonica con conseguente alterazione dell’equilibrio esistente nell’organismo tra soluto e solvente.

Tale alterazione trova la sua corrispondenza clinica nell’assenza di sete, nella scarsa emissione di urine, nella secchezza delle mucose e nella stipsi, tutti presenti con notevole frequenza nei pazienti esaminati.

Dei 3 pasti fondamentali venivano privilegiati soprattutto il pranzo e la cena rispetto alla colazione, che spesso mancava o era ridotta solo al caffè.

L’analisi di tutti questi dati  rivela un netto coinvolgimento dell’apparato digerente  nei pazienti emicranici e stimola alcune importanti considerazioni.

La carenza di vitamine e minerali non si esprime subito con la comparsa di sintomi importanti o di complicanze ma attraversa una fase spesso lunga in cui si ha dapprima depauperamento delle risorse, poi lesioni metaboliche a livello cellulare per carente azione dei coenzimi e solo alla fine, quando queste alterazioni raggiungono un livello critico, compaiono i sintomi clinici. Per individuare una carenza incipiente o che si manifesta in modo subclinico, gli unici strumenti sono rappresentati dall’esame clinico del paziente e dagli esami di laboratorio. Nello stadio preclinico, non sempre la correlazione tra la concentrazione di un dato nutriente nel sangue e la rispettiva carenza è così netta. E’chiaro che in questo caso risulta fondamentale la ricerca è la caratterizzazione delle sole spie cliniche o dei sintomi tipici e successivamente la loro correzione.

E’ pertanto ragionevole proporre, in tutti i pazienti emicranici, un attento e dettagliato studio clinico dell’apparato gastroenterico e delle abitudini alimentari, al fine di adottare in sottopopolazioni selezionate dei provvedimenti terapeutici (intesi particolarmente come cambiamento delle abitudini alimentari) che, seppur non diretti principalmente alla cura della patologia emicranica, spesso possono favorevolmente influenzarne l’evoluzione.

 

 

 

 

                                         (*) Centro Cefalee U .O. Neurofisiopatologia

                                   Osp. S. Luca - Vallo della Lucania (SA) - ASL SA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Segnala questo link ad un amico!
Inserisci l'indirizzo e-mail:

Torna al sommario