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L'Editoriale

La parola è morta: seppellitela!

di Mimmo Cassano

L’idea di dedicare un intero numero alla “parola” mi è venuta proprio a seguito della partecipazione ad un convegno avente per tema “cefalea e comunicazione”. I vari relatori enfatizzavano ciò che ogni cultore della materia ha capito - o deve capire - bene, e cioè che è fondamentale parlare col paziente,  saperlo ascoltare, e soprattutto dedicargli tempo.
Ma come conciliare quest’esigenza con l’attuale tendenza a “contenere i tempi”, dato che anche questo aspetto sembra andare a braccetto col “contenimento dei costi”, diventato il leit-motiv di una inveterata politica sanitaria perennemente improntata al risparmio?
Al neurologo territoriale nella gran parte dei distretti vengono concessi 15 minuti per una visita, più raramente 20. E che dire poi della contrazione del tempo da dedicare al paziente, che sempre più va subendo la Medicina Generale, trasformata oramai in una “premiata ditta” adibita al “controllo traffico” ?
Chiediamoci dunque quanto tempo è richiesto per “inquadrare” – non semplicemente diagnosticare – nonché “gestire” un paziente cefalalgico, al primo incontro ed anche nei successivi!
Rivolgendo questa domanda a vari colleghi, al di là delle risposte diverse, nessuno ha fatto riferimento ad una tempistica inferiore a 45 minuti.
Sul tempo non si può risparmiare: alla sua generosa lunghezza è fondamentalmente affidato il potere comunicativo della parola, nelle sue mille sfaccettature e potenzialità. Alcune di esse sono contemplate in questo numero ricco di articoli interessanti, che spero potrete apprezzare magari al fresco, nel corso della pausa estiva.
E’ l’ennesima risposta - fervida, energica, vitale - a chi, in maniera cinica e incolta, sembra volerci indirettamente convincere che oramai, visto l’andazzo generale, “anche la parola è morta e va sepolta”.
Giammai, giammai, giammai…!

 

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