CEFALEA CRONICA E DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO NEL BAMBINO

CHRONIC HEADACHE AND LEARNING DISORDERS IN CHILDHOOD

 M. Esposito, Clinica Neuropsichiatria Infantile, Seconda Università degli Studi di Napoli

 mariaesp1980@libero.it

 

 

Parole chiave: cefalee croniche, abilità neuropsicologiche, disturbi dell’apprendimento, età evolutiva

 

Introduzione

Durante l’infanzia e l’adolescenza la sintomatologia cefalalgica, acuta o cronica che sia, rappresenta una delle più frequenti cause di consultazione medica.

La connotazione della cefalea come malattia cronica attribuisce maggiore importanza alla valutazione della qualità della vita dei piccoli pazienti, non soltanto per le varie implicazioni diagnostiche e terapeutiche che ne derivano, ma soprattutto per le valutazioni di tipo prognostico.

Tra i diversi aspetti da tenere in considerazione a tal proposito, di certo un elemento fondamentale è rappresentato dalla determinazione della qualità di vita in ambito scolastico. Pertanto, la valutazione delle capacità di apprendimento del bambino affetto da cefalea di tipo cronico, rappresenta un aspetto fondamentale della gestione clinica del piccolo cefalalgico.

Tuttavia, solo pochi studi si sono occupati di valutare l’impatto delle capacità di apprendimento nelle cefalee primarie a decorso cronico in età evolutiva, e i dati noti a riguardo sono notevolmente discordanti.

 

Metodi

È stata effettuata una disamina della letteratura scientifica di settore, attraverso l’utilizzo dei principali database informatizzati (MEDLINE, EMBASE, PsychInfo).

 

Risultati

Diversi studi sulla qualità della vita dei piccoli cefalalgici riportano una riduzione delle performances in ambito scolastico, tali studi tuttavia si riferiscono prevalentemente alla frequenza scolastica e alle difficoltà che ne derivano direttamente.

Solo pochissimi Autori si sono, nel corso degli anni, interessati alla valutazione delle abilità di apprendimento, e più in generale delle competenze neuropsicologiche, di questa categoria di pazienti riportando, tuttavia, spesso risultati discordanti.

Da studi condotti prevalentemente su campioni di pazienti adulti, è possibile rilevare che le funzioni neuropsicologiche più spesso compromesse sono la memoria, l’attenzione, la velocità di processamento delle informazioni e le abilità psicomotorie: in una parola le funzioni esecutive. Diversi studi hanno valutato le funzioni esecutive di soggetti adulti in corso di attacco emicranico, ottenendo anche in questo caso risultati contrastanti ma confluenti nella definizione di deficit mnesici, attentivi e di problem solving che intercorrerebbero nel corso della crisi emicranica. Meno chiaro risulta invece il ruolo della cefalea tensiva che viene molto spesso poco considerata in tal senso.

In riferimento all’età evolutiva, è nota la presenza di una notevole compromissione delle diverse attività in corso di attacco di Emicrania, in particolare l’intensità dell’attacco stesso risulta essere direttamente proporzionale al deficit neuropsicologico, e la frequenza degli attacchi sembra correlare con la riduzione della prestazione scolastica per meccanismi sia diretti (numero di assenze scolastiche), che indiretti (impossibilità allo studio nel corso degli attacchi).

Meno nota, ma non per questo meno importante, è l’esistenza di una differente resa neuropsicologica dei soggetti affetti da emicrania rispetto ai coetanei sani nelle fasi libere da crisi. A tal proposito, infatti numerosi studi hanno affrontato la valutazione della resa cognitiva dei soggetti affetti da cefalea primaria, cercando di identificare il fenotipo cognitivo peculiare dei pazienti cefalalgici, con particolare attenzione ai soggetti emicranici.

Anche in questo caso però i dati ottenuti sono discordanti.

Nel 1989 D’Andrea et al, studiando un campione di 20 bambini emicranici, hanno rilevato l’assenza di deficit cognitivi nel campione esaminato che tuttavia mostrava una compromissione significativa delle capacità di memoria a breve e lungo termine [1].

D'altra parte, Haverkamp et al, confrontando la resa neuropsicologica dei bambini emicranici con quella dei loro fratelli sani, non hanno evidenziato differenze significative nelle prestazioni dei due gruppi [2].

Nel 2009, infine, Parisi et al [3], in uno studio trasversale su un campione di bambini italiani in età scolare, hanno mostrato che le capacità cognitive dei soggetti cefalalgici sembrano essere mediamente ridotte e che le abilità verbali di tali bambini sembrano essere meno brillanti rispetto ai soggetti normali, non riscontrando differenze significative tra le diverse cefalee primarie e sottolineando in tal modo come la natura della prestazione cognitiva dei bambini affetti da cefalea primaria sia in realtà ancora sconosciuta.

 

Conclusioni

Le abilità neuropsicologiche e le capacità di apprendimento, ad esse strettamente legate, sono essenziali per il corretto sviluppo cognitivo e sociale di tutti i bambini, e diventano ancor più fondamentali nel caso di bambini che siano costretti a convivere con una patologia cronica e talvolta debilitante come la cefalea. Sarebbe auspicabile, pertanto, porre sempre più attenzione alla valutazione di tali aspetti della vita dei bambini cefalalgici, al fine di effettuare una presa in carico del paziente che sia realmente completa e che consenta di sviluppare, laddove necessario, interventi multidisciplinari atti a favorire la perfetta integrazione dei nostri piccoli pazienti.

 

Bibliografia

 

  1. D’Andrea G, Nertempi P, Ferro Milone F, et al. (1989) Personality and memory in childhood migraine. Cephalalgia ; 9:25–8.F
  2. Haverkamp F, Honscheid A, Muller-Sinik K. (2002) Cognitive development in children with migraine and their unaffected siblings. Headache; 42:776–9
  3. Parisi P, Verrotti A, Paolino MC, et al. (2010) Headache and cognitive profile in children: a cross-sectional controlled study. J Headache Pain. Feb;11(1):45-51
 

 


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