Salerno, Costiera amalfitana, Paestum

Breve viaggio in provincia
         
SALERNO
  
“Quant’è bello guardare, come Ulisse, in un giorno chiaro  il Golfo di Salerno verso sud-est, 
  con sullo sfondo la ripida costa afosa e le  montagne cristalline. 
    Si abbandonano gli dei di oggi e si scopre un nuovo se  stesso perduto, mediterraneo…”
    David H. Lawrence, 1920
  Salerno  è una sintesi affascinante di quanto il Mediterraneo possa offrire a coloro che  vogliano conoscerlo più da vicino. La sua provincia è la più estesa della  Campania: Essa include anche la  divina  Costiera Amalfitana e l’area archeologica di Paestum.
  Dall’alto,  nell’abbagliante cornice del mare e del cielo, Salerno è come aggrappata ai  fianchi della montagna, in una posizione spettacolare sul golfo.
  La  città divenne il centro più fiorente del Mezzogiorno con la conquista dei  Longobardinell’VIII secolo, in particolare con il duca Arechi II.
  Sede  del Principato, Salerno conobbe un periodo di splendore, diventando anche un  importante centro di studi con la celebre Scuola Medica Salernitana, la più  antica istituzione medica dell’occidente. 
  Dopo i  Longobardi, furono i Normanni e poi gli Svevi a favorire la crescita della  città, che si arrestò solo nel XVI secolo, quando il potere passò nelle mani  degli Spagnoli. Nel settembre 1943 Salerno fu teatro dello sbarco degli  alleati.

Oggi  Salerno è una città in piena rinascita, teatro di una trasformazione in  città-laboratorio, modello di rilancio urbano di rilievo internazionale.
  Cuore  della città è il quartiere medievale, la cui arteria principale è via dei  Mercanti. Le strade strette, oggi ricche di negozi, seguono le tracce  dell’impianto urbanistico medievale conservando splendidi palazzi d’epoca e  gran parte dell’architettura religiosa. 
Il duomo (XI secolo)
    
Costruito intorno al 1080 per volere di Roberto il Guiscardo  e dedicato a San Matteo, sorge in un’area molto stratificata: su una chiesa  paleocristiana eretta a sua volta sulle rovine di un tempio romano. Ha subito  nel corso dei secoli diversi interventi di ristrutturazione e l’aspetto attuale  rispecchia il rifacimento di epoca barocca mentre, dell’originario impianto  romanico restano elementi decorativi nella chiesa, il campanile e l’atrio.  Quest’ultimo, circondato da un porticato retto da 28 colonne con archi a tutto  sesto rialzato, custodisce sarcofagi romani e medievali. La chiesa è a pianta a  croce latina con tre navate, transetto e abside. Decorata da resti di  affreschi, reperti di epoca romana e amboni del XII secolo con sculture e mosaici  bizantini, la cattedrale è un vero Pantheon di Salerno. Dalla zona absidale si  scende nella cripta ove  si conservano le reliquie del santo patrono della città. Una scenografia  architettonica di linee e curve intrecciate, progettata da Domenico e Giulio Cesare  Fontana con stucchi e  affreschi barocchi. Suggestiva la statua bifronte di San Matteo con doppio  altare da dove posson essere celebrate due messe.
      
      Da non  perdere il vicino Museo Archeologico Provinciale, nel complesso monumentale di  San Benedetto, uno dei musei topografici più interessanti della Campania.
  Fulcro  della vita commerciale cittadina sono i quartieri ottocenteschi nei pressi del  bel lungomare Trieste, uno dei più lunghi d’Italia, fiancheggiato da palme, dal  quale si può godere la bella vista sul golfo. 
  Il  Teatro Verdi, inaugurato nel 1872, con ambienti traboccanti di decorazioni  ispirate a motivi rinascimentali  e ai  modelli dell’antichità classica, è uno dei poli culturali della città.
  Un’oasi  di verde è la Villa Comunale, il bel giardino pubblico; alzando gli occhi verso  le colline che sovrastano la città si vede l’imponente Castello di Arechi, da  cui si gode di un incantevole panorama.
Il castello Arechi
Il castello, che si  trova sul monte Bonadies che sovrasta la città, prende il nome dal condottiero  longobardo Arechi II, che nell’VIII secolo fece costruire il poderoso sistema  difensivo di cui il castello fa parte.
La fortezza non fu  mai espugnata, anche se Gisulfo II, ultimo principe longobardo di Salerno, si  arrese ai Normanni dopo un lunghissimo assedio.
In seguito il  castello ha conosciuto alterne fortune, fino a quando, nel XVII secolo, mutati  i sistemi di difesa, cominciò il suo declino. Dopo il restauro è stato aperto  al pubblico il museo del castello di Arechi, al cui interno si possono trovare  ceramiche e reperti provenienti dal castello stesso. In più, i lavori di  restauro hanno permesso la realizzazione anche di sale per mostre, conferenze e  congressi.
  
LA COSTIERA AMALFITANA
Il  giorno del giudizio, per gli amalfitani che andranno in paradiso, sarà un  giorno come tutti gli altri.
    Renato  Fucini, 1878

La bellezza incomparabile della Costiera Amalfitana ha incantato viaggiatori di ogni angolo della terra. Le terrazze di un verde rigoglioso, sospese sul mare scintillante, il patrimonio d’arte e le architetture caratteristiche ne fanno uno dei luoghi più celebri del mondo: selvaggia, ardita e romantica, la Costiera è una meta obbligata nel corso di un viaggio in Italia. Dal punto di vista geografico la “costa delle Sirene” costituisce il versante meridionale della Penisola Sorrentina, che chiude a nord il golfo di Salerno. Il paesaggio è caratterizzato da possenti scogliere che sprofondano nel mare, ricco di baie e insenature come la splendida Grotta dello Smeraldo a Concadei Marini e il Fiordo di Furore. Tra pendenze vertiginose, strapiombi e rupi scoscese, vi sono luoghi dove la natura è quasi completamente incontaminata, come l’Oasi di Vallone di Porto. I paesini che costellano la “divina costiera” sono tutti da esplorare, godendone il mare blu, i panorami stupefacenti, le bellezze artistiche, la vivace vita mondana. Ma anche facendo acquisti nelle caratteristiche boutiques della “moda di Positano” e nelle botteghe della ceramica vietrese, o gustando la cucina tradizionale.
VIETRI SUL MARE
“Non ho veduto luoghi più graziosi. Il primo che  s’incontra è Maiori... Le strade ed i
    sentieri solitari e tranquilli si addentrano nei  monti dai quali scaturiscono acque
    limpide e fresche. Tanta solitudine romantica ricrea  l’animo e fa nascere il desiderio
    di vivere colà tranquilli, o almeno di trascorrervi  un’estate.”
    Ferdinand Gregorovius, 1861

Alla base della  Costiera Amalfitana, nella parte rivolta al golfo di Salerno, Vietri sul Mare  domina dall’alto la piccola Valle di Bonea, ergendosi sui bastioni di roccia  calcarea digradanti fino alla costa.Con le sue chiesette dalle cupole  maiolicate e le piccole case dalle tegole di cotto, Vietri appare sospesa tra  cielo e mare. Nell’antichità fu città etrusca, subì successivamente la  dominazione dei Sanniti, Lucani e infine dei Romani. La chiesa di San Giovanni  Battista, del XVII secolo, con la sua maestosa cupola e l’elevato campanile, è  situata nel punto più alto del centro storico. L’industria della ceramica per  cui Vietri è celebre nel mondo era fiorente già dal Medioevo. Artigiani e  artisti nei secoli hanno realizzato pezzi preziosi, unaparte dei quali si può  ammirare nel Museo della Ceramica Vietrese, situato nella torretta-belvedere
  di Villa  Guariglia, in località Raìto.
La ceramica di Vietri 
  
La  felice posizione della città, la ricchezza d’acqua, le colline ricche di  legname, sono tutti elementi che hanno favorito nel corso degli anni lo  sviluppo delle fabbriche. Il giallo e il blu, i colori della natura e del mare,  i limoni e i grappoli d’uva si ritrovano nelle vivaci decorazioni della
  ceramica  di Vietri, piccoli capolavori. È divertente girare, cercare nei numerosissimi  negozi, entrare nelle fabbriche, lasciare che in quel turbinio
  di  idee e di colori qualcosa colpisca la fantasia. La scelta è quasi infinita e  ogni bottega si distingue per stile e scelta di decori.
CETARA
  Poco dopo Vietri  s’incontra Cetara. È’ sempre stata  un borgo di pescatori, e infatti il suo nome deriva dal latino cetaria,  tonnara. Questo paesino dalla pittoresca architettura bianca, con la sua  spiaggia raccolta, è uno dei gioielli della Costiera.
  Tra l’edilizia  spontanea fatta di casette cubiche spicca la chiesa di San Pietro con la cupola  maiolicata e il campanile duecentesco a bifore.

La colatura di alici di Cetara
  Cetara  è nota ai buongustai per questo “distillato”, ottenuto attraverso un  particolare trattamento di  salatura delle alici pescate nel golfo di Salerno.
  La  colatura pare sia una nobile discendente del garum, l’antica salsa di pesce  utilizzata dai Romani per insaporire i loro piatti.
  Il  prezioso liquido si ricava attraverso la pressatura delle alici. 

  ERCHIE
  A pochi  chilometri si trova Erchie, con la  torre su una roccia che separa due spiaggette.
  L’abbazia  benedettina di Santa Maria de Erchie, fondata nel 980 e soppressa nel 1451,  diede nome a questo luogo, oggi meta di turisti soprattutto d’estate.
  Questo piccolo  borgo, con le caratteristiche case bianche, le deliziose spiaggette e il mare  cristallino è l’ideale per chi cerca un po’ di relax a contatto con la natura.
MAIORI
  
Con la sua  lunghissima spiaggia e il bel lungomare, Maiori vanta il patrimonio turistico-alberghiero  più notevole della zona. Ruderi di castelli e torri testimoniano il suo  splendore nel Medioevo, quando era circondata e difesa da mura e  fortificazioni. Domina l’abitato la chiesa di Santa Maria a Mare: il 15 agosto  qui si commemora con festeggiamenti un evento del 1204, quando dei marinai  ripescarono una statua della Vergine che una nave proveniente da  Costantinopoli, rifugiatasi per una tempesta a Maiori, era stata costretta a  gettare in mare. Sull’altare maggiore una scultura lignea del ‘400 raffigura la  Madonna col Bambino; una raccolta di opere d’arte è custodita nel Museo della  Sacrestia e nella cripta sottostante.  Di  origine medievale è il popolare santuario dedicato alla Madonna delle Grazie,  ricostruito nel ‘700. Da vedere l’insolito complesso rupestre di Santa Maria de  Olearia, una badia benedettina edificata nel mille. Negli edifici aggrappati  alle rocce, in una delle grotte naturali della zona, si aprono sale, cappelle,  piccoli portici affrescati. Con una gita in barca si possono visitare la Grotta  Sulfurea e la Grotta Pandora. La prima è ricca di acqua sulfureo-magnesiaca con  proprietà curative; nella seconda, lo scenario verde smeraldo, le stalattiti e  stalagmiti creano uno scenario indimenticabile. Molte testimonianze del passato  anche nei dintorni di Minori, graziosa località balneare, come una grande villa  rustica.
MINORI
  
Località  balneare incantevole, Minori, con le sue casette rosa a dominare la piccola  spiaggia, offre al turista anche un paesaggio splendido. Per la posizione  felice sulla costa fu scelta nell’antichità dai Romani come luogo in cui  dedicarsi all’otium, come testimoniato da numerosi resti, tra cui la Villa  Romana (I sec. D.C.), un grandioso complesso archeologico (2.500 metri  quadrati): da ammirare il viridarium, il triclinio-ninfeo, gli splendidi  mosaici.Al Museo dell’Antiquarium sono custoditi reperti risalenti al I secolo  a.C. Nel centro, vicino al porticciolo, si erge la basilica di Santa Trofimena,  patrona della città, costruita nel XII secolo. Molte altre chiesette e torri  costellano il territorio comunale.
RAVELLO
“assai presso a Salerno è una costa sopra ‘l mare  riguardante, la quale gli
  abitanti chiamano la costa d’Amalfi, piena di  picciole città, di giardini e di fontane, e
  d’uomini ricchi e procaccianti in atto di  mercatantia sì come alcuni altri. 
  Tra le quali 
  città dette n’è una chiamata Ravello.”
  Giovanni Boccaccio, 1351 

Una  delle gemme della Costiera Amalfitana è Ravello, a 350 metri di altezza, dove  effetti di luce e architetture magiche creano una visione d’intensità rara. Il  suo nome è già immortalato nel Decamerone di Boccaccio. Famosa per la sua  atmosfera di tranquilla serenità, Ravello offre gioielli architettonici di rara  eleganza. Basti pensare al Duomo (XI secolo) dedicato a san Pantaleone, ricco  di tesori artistici, tra i quali la porta centrale di bronzo, adorna di 54  formelle.
  Sulla  destra del Duomo una torre quadrata segnala l’ingresso alla Villa Rufolo. Immerse in un vasto parco  di flora mediterranea ed esotica, le strutture originarie della villa risalgono  al XIII secolo; ancora oggi sono evidenti aspetti architettonici arabo-siculi. Splendido  il colonnato policromo arabeggiante del chiostro. Il giardino è uno dei più  belli della Campania. La natura e l’opera dell’uomo concorrono a creare un’atmosfera  di estrema suggestione: viali fiancheggiati da tigli e cipressi, cascate di  fiori. Dal belvedere appare sconfinato il mare. Nel giardino della villa si  tengono ogni anno, d’estate, i concerti del Ravello Festival. Wagner trovò  proprio nel giardino di Villa Rufolo ispirazione per il giardino di Klingsor  del suo Parsifal.Villa Cimbrone in  origine era un semplice fondo rustico. Venne acquistato nel 1904 da Ernest William  Beckett, che lo trasformò in una villa di eccezionale fascino. Ospitò  personaggi celebri, da Winston Churchill a Greta Garbo. Un’atmosfera particolare  si respira nel chiostro della villa, che presenta elementi antichi di stile  arabo-siculo. Il belvedere è una terrazza sull’infinito senza eguali nel mondo.  Meritano una visita anche la chiesa di San Giovanni del Toro, costruita nel XII  secolo, che accoglie un bellissimo pergamo adorno di ricchi mosaici, e quella  di Santa Maria a Gradillo, del XII secolo. Interessante il Museo del Corallo,  che espone manufatti in corallo, cammei, madreperle incise e conchiglie,  dall’epoca romana al secolo scorso. Vicinissima a Ravello è Scala, uno degli angoli più pittoreschi  della costiera. Il suo Duomo custodisce una Deposizione lignea del ‘200.
ARTISTI A RAVELLO
  Oltre  a Wagner, musicisti,scrittori e artisti hannotrovato a Ravello un ‘luogo dell’anima’:  le invenzioni del Peer Gynt di Grieg debbono molto ai boschi di Ravello. Toscanini,  Leonard Bernstein, Rostropovich, Bruno Walter trascorsero qui giorni sereni. Ravello  ha ospitato tra gli altri Mirò, Escher, e, all’inizio dell’Ottocento, Turner,  le cui mirabili vedute della costiera sono alla Tate Gallery, e Ruskin,  scrittore e critico d’arte.  Forster,  autore di Camera con vista, descrive scorci del paese; David Herbert Lawrence scrisse  qui numerosi capitoli de L’amante di lady Chatterley e André Gide vi ambientò  parte del romanzo L’immoralista. Molti altri vennero per godere di una bellezza  irripetibile o per stabilirsi per sempre: Virginia Woolf, Paul Valéry, Graham  Greene, Tennessee Williams, Rafael Alberti, Gore Vidal.
DA AMALFI A POSITANO
Lo strapiombo aereo di Amalfi è immerso nelle reti di  colori puri che non ripetono i contrasti pigri e nauseanti 
  di certe stagioni  tropicali famose nei tracciati dei grandi viaggi. 
  Qui è il giardino che cerchiamo sempre e inutilmente  dopo i luoghi perfetti dell’infanzia.
    Salvatore Quasimodo, 1966
ATRANI
  
Quasi  unita ad Amalfi, Atrani conserva nell’intrico di stradine,  scale e cavalcavia il suo tessuto medioevale. Al tempo della Repubblica  Amalfitana, Atrani era abitata dalle famiglie più nobili. Qui i dogi venivano  incoronati e seppelliti.
  Tra  vicoletti, archi, cortili, piazzali, con le sue “scalinatelle” tipiche, sembra  un piccolo presepe lambito dal mare.
  Atrani  si affaccia sull’acqua con il caratteristico profilo della chiesa  della Maddalena (1274)  che culmina nel campanile e nella cupola decorati con maioliche di colori  vivaci. La chiesa  di San  Salvatore  de’ Bireto,  sulla piazzetta Umberto I, in stile neoclassico, fu fondata nel 940. In questa chiesa  si svolgevano le cerimonie di elezione e di insediamento dei dogi della  Repubblica.
  La Grotta  dei Santi è  raggiungibile dalla strada statale. Qui sono visibili i ruderi dell’antico monastero  benedettino dei Santi Quirico e Giulitta, fondato nel 986. La piccola grotta è  decorata con affreschi in stile bizantino risalente al XII secolo.
Le scale della Costiera
  Cosa  sarebbe la Costiera Amalfitana senza le sue scale? Sono dappertutto: il tratto  caratteristico dei suoi paesini, mezzo di comunicazione agile e indispensabile  per superare dislivelli impervi. In poco tempo il turista fa l’abitudine a  questo sforzo,
  apprezzandone  l’aspetto pittoresco e soprattutto ‘ecologico', utile a disintossicarsi dallo  stress e dai rumori della città.
La Strada del vino Costa d’Amalfi
  La  Strada si snoda tra terrazze a strapiombo che sorreggono vigneti pensili e  aprono improvvisi squarci di mare, tra i valloni e le rupi dove si inerpicano  le splendide architetture dei paesini della costa. Qui vengono coltivati i  vitigni tradizionali, dotati però di suggestivi nomi locali: la Falanghina è  diventata Bianca Zita; la Biancolella, Bianca Tenera; lo Sciascinoso, Olivella.
  I vini  che si ricavano sono raccolti nella Doc Costa d’Amalfi e Ravello Doc
  AMALFI
  
Il  centro principale e l’anima storica della Costiera è Amalfi.  Nell’azzurra serenità del cielo e del mare, Amalfi, guardata dal porto, sembra  racchiusa nel cavo di una mano. In alto lo scenario dei monti, articolato come  un fondale, punteggiato da case; in basso, una trama pittoresca di vicoli e scale,  fino alla grande piazza dove dall’alto della famosa scalinata il Duomo domina  maestoso.
  Una scenografia  unica, dove le memorie storiche s’intrecciano a bellezze naturali  indimenticabili. Sospesi tra le falde dei Monti Lattari e il mare, i  pittoreschi vicoli di Amalfi ospitano oggi un gran numero di turisti, ma un  tempo hanno vissuto i fastI della potente Repubblica Marinara che ebbe il suo momento  di massimo splendore tra il X e il XII secolo, e che riusciva a tenere a bada Longobardi  e Saraceni. Ricca e popolata, Amalfi intratteneva traffici attivissimi con  l’Oriente. In ricordo dell’antica potenza, ogni quattro anni in giugno Amalfi  ospita la “Regata storica delle antiche Repubbliche Marinare”.
 
  L’abitato  di Amalfi, aggrappato al declivio della Costiera, è caratterizzato dal celebre Duomo (IX secolo).  La sua posizione scenografica, alla sommità di una ripida scalinata che si apre  tra le case raccolte attorno a una piccola piazza, conferisce una  
nota particolare  al centro storico di Amalfi. Colpisce l’imponente facciata policroma della  chiesa, illuminata da smalti e mosaici e dal timpano dorato.
  Tracce  del Medioevo si ritrovano nell’elegante Chiostro del Paradiso con le sue linee  arabeggianti.
  Dal chiostro  si accede alla Cappella del Crocifisso, nella quale è stato allestito il Museo  Diocesano.
  Nella  Cappella è l’ingresso alla Cripta risalente al ‘200. Il complesso  architettonico è uno dei principali esempi del romanico amalfitano.
  Un’esplorazione  di Amalfi che voglia andare al di là dei luoghi più noti dovrà includere gli AntichiArsenali, dove venivano costruite le  famose galee con oltre cento remi, destinate ai carichi di merci dai mercati  orientali.
  Palazzo Morelli, sede del Comune e del Museo Civico,  è conservata la Tabula Amalphitana, il primo codice di diritto della  navigazione fissato ai tempi della Repubblica e valido in tutto il  Mediterraneo. Qui si possono ammirare anche i famosi cartoni di Domenico  Morelli, pittore tra i più celebri nell’800, dai quali furono ricavati i  mosaici che ornano il Duomo.
  
  
Amalfi è famosa anche come patria della lavorazione della  carta a mano. Le prime cartiere sorsero lungo la Valle dei Mulini, dove  si trova il Museo  della Carta.  Questa zona, attraversata dal torrente Canneto, e la vicina Valle  delle Ferriere,  un ambiente naturale  incantevole, costituiscono una Riserva Naturale Biogenetica. La salita da  Amalfi è impegnativa ma affascinante. Si scoprono i resti dei mulini che portavano  l’acqua (indispensabile alla lavorazione della carta) alle vecchie cartiere, e  una natura che nasconde incanti segreti: sorgenti e cascatelle, scorci sul mare  che s’intravedono nella rigogliosa macchia mediterranea.
La  carta di Amalfi
  Non  abbiamo documenti sull’inizio della produzione della carta, ma una testimonianza  ci viene da
  Federico  II: nel 1220 proibì ai notai del Regno, e principalmente agli amalfitani, di  utilizzare carta
  “bambagina”  (come allora veniva chiamata), per la redazione degli atti, perché ritenuta più  deperibile della pergamena. Ma la sua diffusione non si arrestò, e l’arte della  carta si diffuse ovunque in Costiera, soprattutto dopo che il Concilio di  Trento decretò l’obbligo per le parrocchie di trascrivere gli atti dei sacramenti,  delle morti e degli eventi religiosi.
  Nel XV  secolo, la carta di Amalfi raggiunse tale fama che molti autori stranieri pubblicavano  le loro opere a Napoli pur di utilizzare il prezioso materiale.
  Ancora  oggi, pur se in maniera molto ridotta, nelle cartiere di Amalfi, le più antiche  d’Europa, si produce carta pregiata lavorata a mano, per usi artistici o per edizioni  di lusso.

  
CONCA  DEI MARINI
  La  vicina Conca  dei Marini è  un borgo marinaro arroccato in un’ansa marina che offre uno scorcio panoramico  di estrema bellezza.
  I due  estremi di questa meravigliosa baia sono Capo di Conca,  dominato dalla Torre di Conca eretta nel ‘500, testimonianza delle terribili incursioni  piratesche, e la Grotta dello Smeraldo.
  
 
  Il mare irrompendo  nella cavità assume un intenso tono verde,  prodotto dalla luce filtrata dall’acqua. Questa grotta è ricca di stalattiti e  stalagmiti, spesso unite a formare colonne calcaree alte più di dieci metri.
  Da  Conca si può salire all’altopiano di Agerola, a un’altitudine di 650  metri, tra boschi e prati. La zona, dotata di pascoli fiorenti noti fin  dall’antichità, è celebre per la produzione di squisiti latticini e per l’eccezionale  panorama dall’alto sulla costiera.
PRAIANO
    
Praiano, a  mezza costa sul promontorio di Capo Sottile, era la residenza estiva del doge  di Amalfi, a testimonianza di una vocazione precoce del paese alla  villeggiatura rilassante. La parte bassa del paese si allunga verso la Marina  di Praia, una spiaggia
  scavata  tra due alte pareti di roccia. A guardia della marina si trova una delle imponenti  torri di avvistamento che costellano la costiera.
Le  “edicole votive” di Praiano
  Numerose  “edicole votive”, piccole cappelle in miniatura in mattonelle maiolicate o affrescate  sui muri, sono disseminate sul territorio di Praiano. Sono una testimonianza di  spontanea devozione popolare: venivano realizzate sui muri delle case o sui  muretti di divisione delle proprietà per invocare la protezione divina.
  

  
  FURORE
  Su un  pendio coltivato a vite e a ulivi si incontra Furore. Il  nome antico di tutta la zona era Terra Furoris, per l’assordante frastuono che,  nelle notti di tempesta, il mare e il vento producevano rimbombando contro le  alte pareti del fiordo  che  scende quasi a picco dall’orlo dell’altopiano di Agerola. Una ripida scalinata  conduce in basso. Il fascino di questo tratto di costa è irresistibile, con il  fiordo incuneato tra viti e rupi, casette minuscole e il mare.
POSITANO
Positano colpisce profondamente. È un posto di sogno che  non vi sembra vero finché ci siete 
  ma di cui sentite con nostalgia tutta la  profonda realtà quando l’avete lasciato. 
  Le sue case si arrampicano su un pendio talmente  ripido da sembrare unascogliera,
 
  se non fosse per le scale che vi sono state  tagliate. ... 
  L’acqua della piccola baia ricurva, di un blu e verde  incredibile, 
  lambisce dolcemente una spiaggia di piccoli ciottoli.
    John Steinbeck, 1953
Incastonato nella montagna, avvolto dalla ricca vegetazione  mediterranea, Positano è un borgo così pittoresco da sembrare  una scenografia teatrale spontanea. Visto da mare appare come un grande presepe,  una cascata di casette multicolori digradanti lungo il pendio.
  Il paese si sviluppa in verticale. Le abitazioni, addossate le une  alle altre, caratterizzate dai portichetti ad archi verso il mare, sono tinte  in colori pastello, dando l’impressione di una pietra preziosa sfaccettata. Non  a caso Positano viene chiamata “la gemma della divina costiera”.
  Le strette stradine, con le numerose boutiques, scendono ripide  tra le case sfociando nella Marina Grande, un’ampia spiaggia. Da qui la veduta è bellissima  sia verso il mare che verso il paese che si arrampica sulla montagna.
  Sulla piazza principale di Positano è la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, esistente già nell’anno  mille. La grande cupola rivestita di maioliche colorate la rende visibile da  ogni angolo del paese. Incantevoli le spiaggette di Positano, raggiugibili a piedi  in pochi minuti: Fornillo, Fiumicello, Arienzo.
  
  Positano è una meta apprezzata per “vacanze da vip”: nella Villa Sette Santi, intorno al 1940, visse la pittrice  Irene Kowaliska, che s’ispirò a Positanoper i suoi dipinti su stoffa; la Villa Stella Romana ha ospitato fra  gli altri papa Giovanni Paolo II.
  Personaggi illustri dell’arte, della moda e dello spettacolo amano  passare qui giorni di relax.
A poche miglia di distanza dalla costa si trovano Li Galli o “Sirenuse”, minuscolo arcipelago composto  da tre isolotti: il Gallo Lungo, la Rotonda e il Castelluccio, ritenuti da  sempre mitica dimora delle Sirene ammaliatrici.
  L’arcipelago delle Sirenuse (oggi Li Galli) davanti a Positano,  tre isolette solitarie e rocciose, era ritenuto la sede delle Sirene, figure mitiche  che attraevano i naviganti con il loro canto facendoli naufragare. Il mito  serviva forse da avvertimento: le isole dovevano essere un punto di riferimento  per i marinai, che però avvicinandosi troppo finivano sugli scogli.
Sull’isola del Gallo Lungo nel 1924 il ballerino e coreografo  russo Léonide Massine si costruì una villa, (ristrutturata nel 1927 da Le Corbusier)  poi acquistata da Rudolf Nureyev. Ogni anno in memoria di questi artisti si  tiene a Positano il Premio Internazionale per l’Arte della Danza.
Ma Positano non è solo mare: piacevoli escursioni permettono di visitare suggestive zone dei Monti Lattari, come Montepertuso, così chiamato perché si dice che qui apparve la Madonna in un buco nella roccia. Attraverso una scalinata di 1700 scalini si giunge a Nocelle. Da questa frazione parte il famoso Sentiero degli Dei, con incantevoli panorami su tutta la Costiera. Oppure si raggiunge sulla costa la bella Punta San Pietro, dove sorge una chiesetta a strapiombo sul mare.

  
  Shopping a Positano
  Positano è sinonimo di moda estiva. Nel dedalo di viuzze si è  realizzato il miracolo della moda “made in Positano”: decine di boutiques  espongono capi estrosi ormai noti in tutto il mondo. Tessuti e colori dettano  legge nell’ambito della moda mare: dai pareo ai bikini, dagli abiti da mare e  da gran sera, fino ai caratteristici abiti da sposa. Le calzature in cuoio lavorate  a mano si possono ordinare su misura.
  Da acquistare anche le tipiche ceramiche variopinte, i quadri dei  molti artisti che espongono vedute dell’incantevole golfo, e da assaggiare la  gamma dei prodotti tipici.
  

    PAESTUM
    

  Ai margini della  piana del Sele, all’inizio del Cilento, s’incontra Paestum, uno dei più  preziosi gioielli archeologici d’Italia, celebre in tutto il mondo soprattutto  per i suoi spettacolari templi dorici. La leggenda ne attribuisce il merito  agli Argonauti, ma nella realtà furono gli abitanti di Sibari a fondare Paestum  nel VII secolo a.C. La città, prima chiamata Poseidonia, divenne ben presto uno  dei centri più floridi del Mediterraneo. La sua decadenza cominciò con la  caduta dell’impero romano. Gli edifici furono spogliati per la costruzione di  chiese e palazzi,  e le rovine furono  dimenticate fino al XVIII secolo, quando i viaggiatori ricominciarono a  spingersi fin qui.
  La grande meraviglia  del Parco Archeologico sono i tre templi dorici del V secolo a.C., tra i meglio  conservati dell’antichità, che si ergono maestosi sulla piana davanti  al mare: il Tempio di Nettuno, la Basilica,  il Tempio di Cerere. I primi due sono in realtà legati al culto della dea Hera.
  Le mura costituiscono uno dei circuiti  fortificati meglio conservati di tutta la Magna Grecia, lungo quasi 5 chilometri.  D’estate le Passeggiate notturne tra i templi di Paestum permettono di visitare  di sera l’area archeologica. 
  Nell’area della  città romana, oltre al Capitolium, ci sono altri resti significativi: il Foro,  l’Anfiteatro, e i resti di molti edifici religiosi. A ovest dei templi corre la  via Sacra, la strada delle processioni, il cui tracciato risale all’epoca  greca.
Non lontano dagli  scavi c’è il Museo Archeologico di Paestum, che conserva alcune tra le opere più  importanti dell’Italia meridionale. Il pezzo forte del museo sono gli affreschi  della tomba del Tuffatore (fine del V secolo a.C.). È una tomba a cassa dipinta,  costituita da quattro lastre laterali decorate con scene di banchetto. Il  coperchio raffigura un giovane che si tuffa: la scena simboleggia probabilmente  il passaggio al mondo dei morti. Importanti le metope scolpite, elementi  decorativi dai templi dell’area, e gli affreschi delle tombe lucane del IV  secolo, con la tipica scena del “ritorno del   “ritorno del guerriero” in armi. 
  
  Sono conservati qui  anche i corredi eneolitici della necropoli del Gaudo, oltre a reperti di epoca  arcaica (la 
  statua di terracotta  raffigurante Zeus), classica ed ellenistica (la statua bronzea del Sileno  Marsia). Nel Museo è ricostruita la tomba a camera di Agropoli, nella quale  erano sepolti un uomo e una donna, del cui corredo fa parte un vaso famoso,  l’hydriafirmata da Assteas col mito di Bellerofonte. Sono conservati qui anche  i materiali provenienti dal vicino santuario di Hera Argiva, l’Heraion del  Sele.

  
  
  Le rovine di Capaccio Vecchio dominano la piana di  Paestum. La cittadina, florida in età normanna, 
  fu distrutta nel  1248 da Federico II per aver ospitato dei cospiratori. Oltre ai ruderi del  castello, è da visitare il santuario della Madonna del Granato, costruito nel  XII secolo e restaurato nel ‘700, tuttora meta di un intenso pellegrinaggio di  devoti.
  
  
  
  
  La mozzarella di Bufala 
  La squisita mozzarella di bufala viene prodotta solo in Campania,  secondo procedure artigianali immutate nei secoli. Oltre al casertano, la piana  del Sele è l’altro polo di questa produzione caratteristica. 
  Ci sono molti caseifici artigianali nell’area della foce del Sele:  in alcuni è possibile assistere alla fabbricazione della mozzarella ed  assaggiarla appena fatta.
    
                 
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