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EMICRANIA PAROSSISTICA CRONICA IN ETA' EVOLUTIVA: REPORT DI UN CASO

CHRONIC PAROXYSMAL HEMICRANIA IN A CHILD: A CASE REPORT

Catello Vollono, Centro Cefalee, Divisione di Neurologia, Ospedale Pediatrico ‘Bambino Gesù’, IRCCS, Roma.

Parole chiave: emicrania parossistica cronica; cefalee trigeminali autonomiche; età evolutiva; indometacina.

lvol@libero.it

Introduzione
L’emicrania cronica parossistica (CPH) è una rara cefalea primaria, classificata insieme all’emicrania continua e la cefalea unilaterale neuralgiforme con iniezione congiuntivale e lacrimazione (SUNCT) come cefalala autonomico-trigeminale (TAC) [1]. La CPH è caratterizzata attacchi dolorosi violenti e pluriquotidiani (più di 5 al giorno) di breve durata (2-30 min). Il dolore è unilaterale e fronto-orbito-temporale ed è accompagnato da sintomi vegetativi ipsilaterali. Secondo i criteri dell’International Classification of Headache Disorders (ICHD-II), gli attacchi sono responsivi all’Indometacina.

Materiali e metodi
Descriviamo un caso di un bambino di 7 anni con episodi di cefalea di breve durata ricorrenti associati a sintomi autonomici.

Risultati
Il paziente è giunto alla nostra osservazione dopo circa 1 anno di attacchi ricorrenti di dolore molto intenso unilaterale, localizzato nella regione fronto-orbitaria destra; l’intensità del dolore era lancinante e descritto come pulsante-trafittivo. La durata dell’attacco era variabile da 5 a 30 minuti. La cefalea si verificava 1-3 volte al giorno senza un preciso ritmo circadiano. Il dolore era accompagnato da sintomi vegetativi (iniezione congiuntivale, edema palpebrale e rinorrea). Durante gli attacchi il paziente piangeva e presentava agitazione ed irrequietezza. L’esame obiettivo neurologico, la Tc Cranio e l’Angio-RM cerebrale e l’EEG erano normali. Il dolore veniva descritto come non responsivo ai farmaci analgesici tradizionali ma presentava una risposta all’Indometacina. Un trattamento di profilassi con Amitriptilina (16 mg/die) era stato inefficace. Date le caratteristiche del mal di testa, la storia clinica e il fallimento della maggior parte dei farmaci analgesici, veniva iniziato trattamento di profilassi con Indometacina alla dose iniziale di 25mg al giorno. La frequenza degli attacchi mostrava subito una forte riduzione, passando da 1-3 attacchi al giorno a 2-3 attacchi al mese. Dopo 6 mesi i genitori avevano interrotto volontariamente il trattamento e la cefalea era notevolmente peggiorata. Anche Flunarizina (5 mg/die) era risultata completamente inefficace. Una riduzione della frequenza della cefalea (fino a 1-2/mese) si era ottenuta con Topiramato al dosaggio di 45 mg/die (corrispondente a 1,5 mg/Kg/die), poi sospeso per riduzione delle performances attentive. A 9 anni, è stata reintrodotta l’Indometacina fino a 50 mg/die, con una netta riduzione della frequenza delle crisi e senza alcun effetto collaterale.

Discussione e conclusioni
In conclusione, le caratteristiche della cefalea del nostro paziente e la risposta positiva all’Indometacina ci ha portato a proporre la diagnosi di CPH. La diagnosi di CPH può essere difficile in età evolutiva, a causa della frequenza più bassa o della più lunga durata degli attacchi. La maggior parte dei casi riportati in età infantile non soddisfano i criteri ICHD-II (Tabella 1). Da questo punto di vista, sarebbe necessaria una revisione degli attuali criteri diagnostici per la CPH, sulla base delle differenze osservate tra adulti e bambini.

* Tabella 1

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Bibliografia

  1. Headache Classification Committee of the International Headache Society (2004) Classification and diagnostic criteria for headache disorders, cranial neuralgias and facial pain, 2nd edition. Cephalalgia 24(Suppl 1):1-160.