CASTEL NUOVO
	       
	       
	     
Procedendo lungo Via Nazario Sauro  si giunge a fiancheggiare l’imponente Castel  Nuovo, così definito per distinguerlo dai due castelli già esistenti, dell’Ovo  e Capuano, non più adeguati ad ospitare la corte angioina.  Per i napoletani esso viene più comunemente  denominato Maschio Angioino, dal  nome della torre più alta del castello (detta appunto Maschio) dove  risiedeva di vedetta una sentinella che dava  l'allarme in segno di pericolo. Nelle stanze di quella torre dormiva il re  Carlo d’Angiò; essa fungeva da sicurezza in caso d'incursione nemica, in quanto  era collegata con due ponti levatoi. Nella Torre ubicata accanto, detta  Maschietto, vi risiedevano gli ospiti del re.
	       
	       Per erigere la dimora, il re Carlo I  d’Angiò scelse un particolare punto della fascia costiera, il cosiddetto campus oppidi, una fascia pianeggiante  tra la collina di Pizzofalcone e il mare, detta anche platea di Porto Pisano  dalla comunità di mercanti toscani che qui aveva lapropria sede. Il  progetto è affidato (1279-1284) dal re Carlo I all’architetto francese Pierre  de Chaules.
    Della struttura originaria rimane solo la  Cappella Palatina con i caratteristici archi a sesto acuto, dove è ancora  visibile l’impronta gotica nei costoloni, nelle volte ogivali, nelle alte  monofore. La cappella era decorata dal ciclo di affreschi del grande Giotto,  chiamato a Napoli da Roberto d’Angiò, di cui restano pochi frammenti rinvenuti  nella strombatura delle finestre durante i lavori di restauro.
Il castello fu riedificato da Alfonso I d’Aragona, “il Magnanimo”, a partire dal 1443. Viene mantenuta la doppia funzione di reggia e di roccaforte, ristrutturata in forme “moderne” da Guillermo Sagrera, tenendo conto delle mutate esigenze belliche dovute all’adozione dell’artiglieria. Ecco cinque torri poderose, cortine impostate su basi robuste “corazzate” da rivestimenti in pietra che ricoprono il tufo giallo e, lungo tutto il perimetro, un cammino di ronda merlato (il rivellino) e il doppio arco trionfale in marmo bianco, detto Arco di Trionfo, eretto da Alfonso I per celebrare il suo trionfale ingresso in città il 26 febbraio 1443.
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Prima di poter apprezzare la bellezza delle  sculture e delle decorazioni di cui l’Arco è ornato, si rimane abbagliati  dall’accostamento  del bianco del marmo  al grigio della pietra lavica del castello e dal contrasto tra il ricamo dei  rilievi e la forma geometrica e rigida delle torri. 
La struttura del monumentale ingresso, con  i due archi sovrapposti, riprende uno schema ricorrente nelle architetture  romane. Il bassorilievo, che raffigura il Trionfo di Alfonso, è posto al di  sopra del primo arco; il secondo arco, che doveva contenere la statua del re,  supporta invece le statue allegoriche di quattro virtù: Giustizia, Temperanza,  Fortezza e Prudenza. Sul timpano, con   due grandi statue di divinità fluviali, si erge San Michele Arcangelo.  L’arco fu realizzato da molti artisti, tra i quali spiccano i nomi di Francesco  Laurana, autore della Giustizia e del bassorilievo con Alfonso I sul carro, e  di Domenico Gagini, allievo del Brunelleschi. 
Il castello, a pianta trapezoidale, con le  sue cinque imponenti torri cilindriche, si sviluppa intorno allo spazio del  cortile centrale. Da qui si accede alla Sala dei Baroni, oggi sede del  consiglio comunale. Dal 1990, su due piani dell’ala occidentale, è stato  allestito il Museo Civico che espone una pregevole raccolta di opere d’arte di  proprietà del Comune, abbracciando un arco di tempo che va dal XIV al XIX  secolo. Resti del porto romano (II secolo d.C.) sono recentemente emersi  durante gli scavi effettuati in piazza Municipio per la costruzione della  metropolitana, dimostrando che il mare allora raggiungeva l’area di Castel  Nuovo.
	         Poco distante dal castello è la Chiesa  dell’Incoronata, voluta dalla regina Giovanna I d’Angiò a ricordo  dell’incoronazione del 1352.
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