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IL COSI' FAN TUTTE DI GIORGIO STREHLER

L'ultima regia, un testamento per l'umanità

Sono trascorsi precisamente 14 anni dal debutto del Così fan tutte mozartiano nell’allestimento voluto e pensato da Strehler. E’ il ritorno di uno spettacolo che si presenta ancora oggi carico di magia: “un battito d’ali”, per dirla con il grande regista triestino. Un allestimento semplice, come quando si racconta la vita, ricco di fascino visivo, condotto da un cast storico.

 


Lo scenografo Ezio Frigerio, ci disegna una Napoli “estiva e solare”: semplici architetture,  imbiancate dalla luce mediterranea, stagliate su cieli color oro e arancio, talora macchiati di azzurro, giallo e rosa.

 

 

 

 

La costumista, premio Oscar, Franca Squarciapino ci consegna abiti dalle tenui tinte, quelle che Strehler adorava: i pastello, i bianchi, i crema, venati di azzurro, di verde e di marrone.

 

 

 


Preziose stoffe di seta, organza, taffetas accuratamente scelte per confezionare abiti, vestaglie e sottovesti che coprono, eleganti e leggere, i desiderabili corpi femminili. Divise militari bianche e abiti da Mille e una notte per gli uomini; scarpe sporche e abito liso per il cinico don Alfonso.

 

 

Le luci dolcissime creano un’atmosfera   morbida e sensuale: esse avvolgono gli alberi, i moli, le barche, il mare; un leggero vento estivo increspa l’acqua blu, verso sera. E letti di ferro che sono sempre lì, nell’ombra, a ricordarci l’instabilità dell’amore, le passioni che fanno male e poi svaniscono.
L’azione scenica si svolge con fedeltà al libretto: lo scambio di coppie è condotto con curiosità e pudore, lasciando sempre sospeso il dubbio tra la consapevolezza e la sorpresa, tra la verità e la recita reciproca degli amanti.

 

I segni della presenza del regista triestino si fanno via via sempre più precisi, delle vere e proprie citazioni: i vezzi "goldoniani" delle coppie innamorate che danno coloriture maliziose alle arie e ai recitativi, quei momenti da Commedia dell'Arte con la serva Despina, travestita prima da medico dopo il falso avvelenamento dei nuovi fidanzati,  poi da notaio per il contratto di nozze che svela l'inganno. E ancora i siparietti, i suggestivi movimenti scenici in controluce, le mezzelune orientali. Qualcuno ha scritto: “Certe immagini arrivano come una fitta al cuore: c'è quella fissità di luci, di perfette geometrie, di gesti che incanta e allo stesso tempo turba. Lì gli occhi possono stare in festa e in lacrime”.

 

 

Uno spettacolo che nelle intenzioni di Strehler doveva avere un valore programmatico: non solamente uno straordinario capolavoro musicale, ma anche una storia  lucidamente disincantata, che parla con scetticismo della natura umana, del rapporto fra i sessi e in definitiva della vita sociale.
Un allestimento storico che ha segnato un modo completamente nuovo di portare in scena l’opera lirica, destinato non solo ai melomani, ma anche a chi ancora non ha ceduto al fascino dell’opera lirica.   

 

La trama secondo Giorgio Strehler

Due coppie vogliono scambiarsi, le donne vogliono avere gli uomini l’una dell’altra, lo stesso gli uomini per le donne. Ma ci sono le convenienze, certe cose non si fanno. Allora inventano, sospinti da un “cinico quinto” che in nulla crede più, forse neanche nella vita, il modo per farlo “senza colpa”, come un gioco. Ma quando l’una va a letto con l’altro, il “tradito” che a sua volta tradisce il traditore soffre.  E inversamente.
Alla fine le coppie si ricompongono dopo questa esperienza aperta. Tutti si perdonano reciprocamente. I protagonisti si allontanano verso il fondo, tenendosi per mano e voltandosi col viso verso il pubblico. Sorridono ma sono un po’ tristi e un po’ no. Scuotono le teste. Si dicono e dicono al pubblico: cosa volete, cosa vogliamo farci…

 

Un testamento spirituale

La soave leggerezza del Così fan tutte di Strehler rappresenta un autentico testamento spirituale che il regista ha voluto consegnarci, nella consapevolezza di trovarsi di fronte alla sua ultima regia: ironia della sorte, il grande triestino scomparirà d'improvviso, a pochi giorni dalla prima.
Lo spettacolo in questi anni ha compiuto il giro del mondo, riscuotendo grandissimo successo in Giappone, in Egitto, in Spagna, Germania, Corea, Russia e Grecia, per citare solo alcune delle nazioni che ha attraversato.   Il nostro augurio è che il viaggio prosegua e che un pubblico sempre più numeroso e appassionato possa ammirare l’esemplarità di un’opera che costituisce un autentico inno all’amore e alla vita.

 

 

 

 

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