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"COSI' FAN TUTTE"

LA TRAMA IN FORMA DI LIBRETTO MUSICALE

ATTO PRIMO

OUVERTURE

QUADRO PRIMO. BOTTEGA DI CAFFE’

Due giovani ufficiali, Ferrando e Guglielmo, si trovano a discutere della fedeltà delle donne con un vecchio filosofo, don Alfonso, che si mostra molto scettico al riguardo. I due giovanotti lodano la fedeltà delle rispettive innamorate, le sorelle Dorabella e Fiordiligi (terzetto "La mia Dorabella")protestando vivacemente contro il vecchio che, a sua volta, replica con una massima (tratta dal Demetrio del Metastasio) "È la fede delle femmine come l'araba fenice", che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa” (terzetto). Nel disaccordo tra le parti, si giunge ad una scommessa: don Alfonso gioca cento zecchini contro gli ufficiali. Essi resteranno ai suoi ordini per ventiquattro ore, impegnandosi ciascuno a conquistare la donna dell’altro. Entusiasti della burla i tre pregustano ciascun per sé la vittoria (terzetto Una bella serenata).


QUADRO SECONDO
. GIARDINO CON VEDUTA SUL GOLFO IN CASA DI FIORDILIGI E DORABELLA

Fiordiligi e Dorabella sono perse nella contemplazione dei ritratti dei loro innamorati (duetto "Ah, guarda, sorella").Sopraggiunge don Alfonso, che porta loro una triste notizia: un ordine regio chiama gli ufficiali al campo. I due fidanzati entrano esitanti. Alla disperazione delle belle fa sfondo lo scettico “finem lauda!” di Don Alfonso. I cinque personaggi si ritrovano insieme a cantare dell’infelicità della condizione umana (quintetto “Sento, oh Dio, che questo piede”).
Un rullo di tamburo e un coro di militari ricorda ai giovani la “bella vita” dei soldati (Coro Bella vita militar!”).
I teneri addii degli amanti (quintetto Di scrivermi ogni giorno) sono accompagnati dai crudi commenti di don Alfonso – “io crepo se non rido”. Costui, insieme con le affrante fanciulle, saluta i loro soldatini in partenza, intonando un soave terzetto  (Soave sia il vento).


QUADRO TERZO.
SALOTTINO IN CASA DELLE SORELLE

Fa ingresso il sesto personaggio della storia,  Despina,  domestica spumeggiante ed impertinente (un “tipo” dell’opera buffa). Costei, informata delle tristi vicende accadute alle sue padrone,  cerca invano di confortarle. Dorabella prorompe in una grande aria di disperazione (Smanie implacabili). Despina in realtà è della stessa pasta di don Alfonso, diffida della fedeltà maschile ed invita le padroncine a darsi al buon tempo (aria In uomini, in soldati sperare fedeltà?”). Indignate, le ragazze lasciano la stanza. Ritorna don Alfonso che, con una moneta d’acconto ed una promessa di venti scudi, convince Despina ad assecondare il suo piano: aiutarlo a fare entrare nelle grazie delle due sorelle due nuovi giovanotti. Essi vengono presentati a Despina quali spasimanti delle padrone:  in realtà altri non sono che gli stessi Ferrando e Guglielmo, travestiti da nobili albanesi.
Despina non li riconosce; ride delle vesti esotiche e dei gran mustacchi. Detto fatto: gli albanesi, spalleggiati da Despina, rivolgono dichiarazioni d’amore alle due donne, che, indignate, respingono col massimo sdegno. A nulla vale l’intervento di don Alfonso che finge di riconoscere negli albanesi due suoi carissimi amici. La furia delle donne non accenna a placarsi e Fiordiligi celebra la sua fedeltà in una grande aria drammatica (Come scoglio immoto resta) a cui Guglielmo risponde vantando la propria virilità (aria Non siate ritrosi). Le sorelle lasciano indignate il salotto e gli ufficiali scoppiano a ridere, felici per la fedeltà delle loro innamorate, trattenuti a stento da don Alfonso che ricorda loro il patto di obbedienza fino alla mattina seguente. Rimasto solo Ferrando esprime la sua tenerezza per la fedele Dorabella (aria Un’aura amorosa).


QUADRO QUARTO.
GIARDINO

Verso il finale dell’atto I.

Le sorelle piangono la mala sorte quando, inseguiti da don Alfonso, entrano gli albanesi. Costoro fingono un suicidio disperato: hanno bevuto una boccetta di arsenico, per cui cadono riversi sull’erba. Don Alfonso esorta le sorelle alla pietà e corre con Despina alla ricerca di un medico. Fiordiligi e Dorabella restan sole con gli avvelenati e non mancano di intenerirsi. La scena è interrotta dal ritorno di don Alfonso con Despina travestita da medico: questa tocca con una calamita (*) i due finti avvelenati, che subito rinvengono e riprendono le profferte alle loro dee. Ma esse tornano all’antico sdegno.

(*) Despina allude al dottor Mesmer e al suo rimedio di “calamita” per contrastare gli effetti del veleno ingerito da Ferrando e Guglielmo. Un’allusione piuttosto precisa, dato che nella casa dei Mesmer, grandi amici dei Mozart, Wolfgang aveva interpretato all’età di dodici anni la sua prima opera, il Singspiel Bastien und Bastienne, su tema di Jean-Jacques Rousseau. La calamita riporta in vita i giovani, con l’accompagnamento di un magnifico effetto orchestrale in cui Mozart “mescola” fagotti, flauti e oboi, evocando la circolazione del fluido nelle vene di FerrandoGuglielmo.

 

 

 


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