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SANTA LUCIA, UNA CANZONE BILINGUE

La storia della celebre barcarola e del suo autore,
un napoletano di origine francese



Nell’800 la città di Napoli contava più di 400 mila abitanti, più del triplo di quelli di Roma, ed era una delle capitali più povere d’Italia, annoverando non meno di quarantamila lazzaroni e ventisettemila servitori.
E’ in questo contesto che si sviluppa, originando dal canto popolare, quel tipo di componimento musicale tipicamente napoletano che è la canzone. Nasce in alcuni studiosi l’interesse verso questa cultura contadina e suburbana. Artisti si avventurano nei vicoli e nei “bassi” per trascrivere quei canti che sgorgano spontanei dalle labbra dei popolani e che si sono tramandati vocalmente: essi li limano, li correggono opportunamente e li raccolgono in opuscoletti. Comincia pian piano a sorgere una vera e propria organizzazione: nasce l’Editoria musicale con personaggi del calibro di Guglielmo Cottrau e del figlio Teodoro.

UNA FAMIGLIA D’ARTE: I  COTTRAU
Il capostipite Giuseppe era stato mandato a Napoli personalmente da Napoleone per fare da consigliere ai re Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat. La storia  ha inizio a partire dal figlio Guglielmo.

Il parigino di Mergellina
Guglielmo Cottrau, il francese napoletanizzato, nato nel 1797, venne dodicenne a Napoli, ai tempi di Gioacchino Murat. Affascinato dai luoghi e dalle sue tradizioni, raccolse un numero infinito di canzoni, attribuendosene per molte di esse, spudoratamente, la paternità; ne modificò un numero stragrande e ne compose diverse: i suoi Passatempi musicali, pubblicati nel 1820 con il sostegno dell’editore Bernard Girard, costituiscono una vera miniera canora.
Amico di uomini altolocati e di musicisti illustri, nel 1824 Guglielmo Cottrau riuscì a far abbonare alle sue raccolte di canzoni perfino la regina delle Due Sicilie e progettò - come risulta da un epistolario archiviato nel Conservatorio di Napoli - di diffondere la canzone napoletana in Francia, creando un grandioso giro d’interessi intorno a questo genere letterario-musicale di cui, fino a pochi anni prima, nessuno si era occupato in una maniera così attenta ed appassionata. Una delle canzoni più importanti raccolte e recuperate all’oblio dall’editore Cottrau è la celebre Fenesta vascia. Sul suo esempio, fiorirono nuovi poeti e la canzone napoletana registrò rapida espansione e continua evoluzione.
Il grande “arrangiatore” della canzone napoletana morì nel 1847, lasciando al figlio ventenne Teodoro l’onere di continuare l’attività e la tradizione a cui egli stesso si era dedicato con tanta passione per l’intera vita.

Teodoro Cottrau, un autore di fama internazionale
Teodoro, quando era ancora un adolescente, si vide offrire una borsa di studio dal governo francese affinché si trasferisse a Parigi. Rifiutò senza mezzi termini e suo padre, Guglielmo, appassionato come era di Napoli e delle sue canzoni, approvò in pieno tale decisione. In una lettera scritta alla sorella, si legge testualmente: “A quale titolo una borsa di studio per un giovincello che non è francese, e il cui padre non lo è più, almeno legalmente? ”.
Dopo aver studiato pianoforte con i maestri Festa e Pappalardo, si laureò in legge. Alla morte del padre, appena ventenne, assunse la direzione della casa musicale. In qualità di editore lavorò intensamente, sia curando la stampa di un periodico di canzoni dal titolo L’eco del Vesuvio,che durerà  fino al 1870,  sia componendo lui stesso canzoni.
A Teodoro Cottrau va attribuita la paternità della notissima canzone Santa Lucia, pubblicata nel 1850, per comporre la quale si ispirò probabilmente all’aria “Com’è bello, quale incanto” della Lucrezia Borgia di Donizetti.

I versi del brano celebrano il pittoresco aspetto del rione marinaro di Santa Lucia, intonati da un barcaiolo che invita a fare un giro sulla sua barca, per meglio godere il fresco della sera. La canzone scritta in napoletano ebbe scarso successo: la popolarità voltò le spalle ai versi originali in dialetto, tanto che lo stesso Cottrau pensò ad una versione in lingua italiana, con i testi di Enrico Cossovich, trasformandola nella prima canzone napoletana tradotta nell’idioma dantesco. La rinnovata composizione divenne immediatamente un successo nazionale, conoscendo un trionfo che la proiettò di lì a poco fuori dalla penisola. Ancora oggi la si ritrova nei repertori musicali dei migliori cantanti al mondo, sia lirici che leggeri.

 

Negli Stati Uniti la prima edizione tradotta in inglese fu quella di Thomas Oliphant, pubblicata a Baltimora da Mc Caffrey, anche se la versione definitiva, ed oggi maggiormente diffusa, è quella registrata agli inizi del XX secolo dal grande cantante lirico napoletano Enrico Caruso.

Santa Lucia (Enrico Caruso)

 

 

 

 

Sempre oltreoceano, fra gli artisti che si sono cimentati col brano, c'è Elvis Presley, che nel 1965 la inserì nell'album Elvis for Everyone.

----------------------------------------------------------Santa Lucia (Elvis Presley)

 

 

 

 

La fortunata barcarola, consacrata ai carillon delle scatole-souvenir che ogni turista può comprare nelle varie località turistiche campane, è altresì famosissima nei paesi scandinavi, dove, con un testo differente, viene intonata quale inno liturgico durante i festeggiamenti di Santa Lucia, che nell'emisfero nord cadono nel periodo di massimo buio dell'anno. La tradizione vuole che, proprio nel corso di questa parte buia dell’anno, la santa viaggi attraverso ogni città e paese per portare doni e dolci ai bambini ed annunciare il prossimo avvento della luce, che prenderà infine il sopravvento sull'oscurità. La versione più celebre fra quelle scandinave è quella svedese, intitolata Luciasången o Sankta Lucia, ljusklara hägring.




In Boemia e Slovacchia è molto famosa una traduzione intitolata Krásná je Neapol, incisa da Waldemar Matuška.

 

Il successo strepitoso e internazionale che arrise alla sua Santa Lucia fece di Teodoro Cottrau un personaggio di primo piano nella Napoli dell’epoca. Decine di poeti e compositori affollavano l’anticamera del suo studio per presentargli canzoni; e lui, con una bonomia tutta partenopea unita a un humor tutto francese, faceva del suo meglio per aiutare tutti: i più bravi e i meno bravi.
Le sue canzoni, Teodoro Cottrau le scriveva nei momenti più impensati. Talvolta sua moglie  Giovanna Cirillo lo vedeva svegliarsi di notte, di soprassalto, accendere una candela e mettersi a scrivere. Si racconta che, mentre teneva una conferenza su importanti argomenti davanti ad un pubblico attento, improvvisamente si allontanò “per una cosa urgente”: la necessità di fermare sul pentagramma un motivetto venutogli in mente in quel momento. Così nasce la canzone Margherita.
Dopo l’ingresso di Garibaldi a Napoli, il musicista-editore si dedicò alla politica collaborando attivamente all’Indipendente, il giornale garibaldino fondato da Alessandro Dumas. Non volle però mai accettare cariche di rilievo: “Io devo pensare alle canzoni. A Napoli, la vera politica la si fa con le canzoni”. Teodoro Cottrau morì il 30 marzo 1879.

Santa Lucia: il testo in lingua italiana

Sul mare luccica
l’astro d’argento.
Placida è l’onda;
prospero è il vento.
Venite all’agile
Barchetta mia!
Santa Lucia, Santa Lucia

Con questo zeffiro
così soave,
oh! Com’è bello
star sulla nave!
Su passeggeri
venite via!
Santa Lucia, Santa Lucia.

In’ fra le tende
bandir la cena,
in una sera
così serena.
Chi non dimanda,
chi non desia;
Santa Lucia! Santa Lucia!

Mare sì placido,
vento sì caro,
scordar fa i triboli
al marinaro.
E va gridando
con allegria:
Santa Lucia! Santa Lucia!

O dolce Napoli,
O suol beato,
Ove sorridere,
Dove il creato,
Tu sei l’impero
Del armonia,
Santa Lucia, Santa Lucia!

Or che tardate,
bella è la sera.
Spira un auretta
fresca e leggiera.
Venite all’agile
barchetta mia!
Santa Lucia, Santa Lucia.


Santa Lucia: il testo nel dialetto napoletano

Anonimo / Teodoro Cottrau


Comme se frícceca
la luna chiena...
lo mare ride,
ll'aria è serena...
Vuje che facite
'mmiez'a la via?
Santa Lucia!
Santa Lucia!

Stu viento frisco, 
fa risciatare,
chi vò' spassarse
jènno pe' mare...
E' pronta e lesta
la varca mia...
Santa Lucia!
Santa Lucia!

La tènna è posta
pe' fá na cena...
e quanno stace
la panza chiena,
non c'è la mínema
melanconia!
Santa Lucia!
Santa Lucia!

Pòzzo accostare
la varca mia?
Santa Lucia!
Santa Lucia!...




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